(Da “Il Giornale di Vicenza”, venerdì 25 luglio 2008, “Speciali”, pag. 56)
In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma ha pubblicato uno speciale del suo periodico, la "Rassegna storica del Risorgimento".
Nel numero appena uscito è ricordata anche la figura del garibaldino vicentino Domenico Cariolato, a cura di Saverio Mirijello, appassionato di storia locale e nazionale, che ha realizzato uno studio di ricostruzione della vita militare e civile del combattente e patriota risorgimentale berico. L’estratto, una trentina di pagine, è stato scelto dal lavoro di 160 pagine dedicato dal vicentino Mirijello a Cariolato (1835-1910), uno degli uomini di fiducia sia in tutte le battaglie sia negli anni della vecchiaia di Giuseppe Garibaldi.
In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma ha pubblicato uno speciale del suo periodico, la "Rassegna storica del Risorgimento".
Nel numero appena uscito è ricordata anche la figura del garibaldino vicentino Domenico Cariolato, a cura di Saverio Mirijello, appassionato di storia locale e nazionale, che ha realizzato uno studio di ricostruzione della vita militare e civile del combattente e patriota risorgimentale berico. L’estratto, una trentina di pagine, è stato scelto dal lavoro di 160 pagine dedicato dal vicentino Mirijello a Cariolato (1835-1910), uno degli uomini di fiducia sia in tutte le battaglie sia negli anni della vecchiaia di Giuseppe Garibaldi.
PERSONAGGI. Prese parte all’assedio di Vicenza, poi partì con l’Eroe
IL VICENTINO CARIOLATO, UNO DEI MILLE
di Saverio Mirijello
Uno dei Mille di Giuseppe Garibaldi, ma anche tra gli uomini di maggior fiducia del Generale. L'avventurosa vita del vicentino Domenico Cariolato (1835-1910) rimane nella leggenda così come molte altre di coloro che parteciparono con slancio ed orgoglio patriottici alla famosa spedizione delle oltre 1.080 camicie rosse guidate dal generale nizzardo. Rimanendogli sempre al fianco, nelle ore gloriose come in quelle delle sconfitte più brucianti, e partecipando alle sue vicende personali, oltre a conquistarsi numerosi riconoscimenti di valore, Cariolato seppe guadagnarsi una stima particolare da parte dell'Eroe dei Due Mondi ("valoroso mio fratello d'armi in tutte le battaglie italiane a cui ebbi l'onore di partecipare": così gli scriveva il Generale stesso in una lettera inviata da Caprera il 21 luglio 1874). Domenico Cariolato nasce a Vicenza il 7 luglio 1835. La sua disposizione ad affrontare il rischio si manifesta presto. Ad appena 12 anni, il 10 giugno 1848, durante l'assedio della città da parte delle truppe austriache del maresciallo Radetzky, salva dalla morte una madre e i suoi bambini: verrà decorato con una medaglia di bronzo al valor militare. Ricordato come impavido e tenace combattente, Cariolato partecipa alle più importanti battaglie del Risorgimento. Dopo la capitolazione della città, egli accorre in Lombardia e si arruola nel battaglione vicentino, la legione di Garibaldi, schierandosi al fianco di quest'ultimo a Luino e a Morazzone, durante la campagna del 1848-'49, dopo la quale Garibaldi si rifugia in Svizzera. Rifugiatosi anch'egli in terra elvetica, ne ritorna ben presto per rimettersi in campo. Sempre nel 1849 prende parte all'insurrezione di Genova, combattendo valorosamente nella successiva difesa della Repubblica Romana, tanto da ricevere in dono dal generale Avezzana una daga d'onore che, al momento della resa, i Francesi del generale Oudinot gli concederanno di tenere in segno di riconoscimento. Seguono anni di scarse e imprecise informazioni sul suo conto. Nel 1859 si schiera come volontario nelle Guide a Cavallo dei Cacciatori delle Alpi. Alla vigilia dell'imbarco di Quarto, lo ritroviamo a Genova: appena ventiquattrenne, è già al fianco di uomini esperti e maturi. Il vicentino partecipa così alla spedizione dei Mille, distinguendosi in particolar modo contro l'esercito borbonico a Calatafimi, nella vittoriosa giornata del 15 maggio 1860. La già brillante carriera non arresta la sua parabola ascendente: dal 1862 viene trasferito nell'Esercito regolare, entrando ufficialmente a far parte, dal 1866, del Reggimento "Lancieri di Milano". Promosso con encomio al grado di Maggiore, egli tornerà ad indossare la camicia rossa garibaldina come aiutante di campo. Garibaldi, che vuole Cariolato al proprio quartier generale, assume nel 1866 il comando dei volontari nella campagna del Trentino e il fedele ufficiale si distingue a Bezzecca. Nel 1867, quando Garibaldi rompe gli indugi puntando su Roma contro la volontà dello stesso governo italiano, Cariolato è nominato colonnello e riceve l'incarico di recarsi nella Capitale per promuovervi l'insurrezione popolare, dando un significativo contributo ai preparativi della campagna di Mentana, destinata a infrangersi contro il muro eretto dai Francesi. La carriera militare e la difesa dei principi in cui crede gli riservano ancora una gloriosa appendice: nel 1870 Cariolato è infatti uno dei comandanti della legione garibaldina che si batte contro i Prussiani per la difesa della Repubblica Francese e che libererà successivamente Digione. L'alto ufficiale vicentino lascia l'esercito per riforma nel 1872. I titoli di merito e il credito personale acquisiti nei confronti di Garibaldi sono elevati al punto che, nel 1882, quando il Generale spira a Caprera, Cariolato avrà, con pochi intimi, l'onore di depositarne nel feretro la salma. Riposta la prestigiosa divisa militare, sul piano politico, pur rimanendo esponente del radicalismo vicentino del secondo Ottocento, Cariolato si dimostra sempre attivo sul piano politico nelle vesti di strenuo difensore dei fondamenti morali per i quali ha combattuto, costituendo un punto di riferimento per coloro che si ricollegano idealmente alle esperienze della lotta per la conquista dell'Unità nazionale. Nel panorama cittadino il suo impegno va ben oltre la partecipazione alla discussione sui principali temi sociali: l'ex garibaldino sa infatti distinguersi attivamente e con la devota moglie Anna Maria Piccoli è per lungo tempo tutore dell'Asilo di Bertesina, fondato dal suocero e inaugurato il 20 novembre 1870: l'istituto, un giardino d'infanzia creato con l'intento di accogliere 60 bambini figli di agricoltori e lavoratori dei campi, seguirà, primo in Italia, il metodo educativo froebeliano. Domenico Cariolato trascorre l'ultimo periodo di vita a Roma, dove si spegne il 29 gennaio 1910, a 75 anni. La sua è stata un'esistenza a tinte forti, come lo scorrere d'una emozionante pellicola d'azione, anche se si tratta semplicemente della storia di un uomo che ha cercato di rimanere coerente con i propri valori.
IL VICENTINO CARIOLATO, UNO DEI MILLE
di Saverio Mirijello
Uno dei Mille di Giuseppe Garibaldi, ma anche tra gli uomini di maggior fiducia del Generale. L'avventurosa vita del vicentino Domenico Cariolato (1835-1910) rimane nella leggenda così come molte altre di coloro che parteciparono con slancio ed orgoglio patriottici alla famosa spedizione delle oltre 1.080 camicie rosse guidate dal generale nizzardo. Rimanendogli sempre al fianco, nelle ore gloriose come in quelle delle sconfitte più brucianti, e partecipando alle sue vicende personali, oltre a conquistarsi numerosi riconoscimenti di valore, Cariolato seppe guadagnarsi una stima particolare da parte dell'Eroe dei Due Mondi ("valoroso mio fratello d'armi in tutte le battaglie italiane a cui ebbi l'onore di partecipare": così gli scriveva il Generale stesso in una lettera inviata da Caprera il 21 luglio 1874). Domenico Cariolato nasce a Vicenza il 7 luglio 1835. La sua disposizione ad affrontare il rischio si manifesta presto. Ad appena 12 anni, il 10 giugno 1848, durante l'assedio della città da parte delle truppe austriache del maresciallo Radetzky, salva dalla morte una madre e i suoi bambini: verrà decorato con una medaglia di bronzo al valor militare. Ricordato come impavido e tenace combattente, Cariolato partecipa alle più importanti battaglie del Risorgimento. Dopo la capitolazione della città, egli accorre in Lombardia e si arruola nel battaglione vicentino, la legione di Garibaldi, schierandosi al fianco di quest'ultimo a Luino e a Morazzone, durante la campagna del 1848-'49, dopo la quale Garibaldi si rifugia in Svizzera. Rifugiatosi anch'egli in terra elvetica, ne ritorna ben presto per rimettersi in campo. Sempre nel 1849 prende parte all'insurrezione di Genova, combattendo valorosamente nella successiva difesa della Repubblica Romana, tanto da ricevere in dono dal generale Avezzana una daga d'onore che, al momento della resa, i Francesi del generale Oudinot gli concederanno di tenere in segno di riconoscimento. Seguono anni di scarse e imprecise informazioni sul suo conto. Nel 1859 si schiera come volontario nelle Guide a Cavallo dei Cacciatori delle Alpi. Alla vigilia dell'imbarco di Quarto, lo ritroviamo a Genova: appena ventiquattrenne, è già al fianco di uomini esperti e maturi. Il vicentino partecipa così alla spedizione dei Mille, distinguendosi in particolar modo contro l'esercito borbonico a Calatafimi, nella vittoriosa giornata del 15 maggio 1860. La già brillante carriera non arresta la sua parabola ascendente: dal 1862 viene trasferito nell'Esercito regolare, entrando ufficialmente a far parte, dal 1866, del Reggimento "Lancieri di Milano". Promosso con encomio al grado di Maggiore, egli tornerà ad indossare la camicia rossa garibaldina come aiutante di campo. Garibaldi, che vuole Cariolato al proprio quartier generale, assume nel 1866 il comando dei volontari nella campagna del Trentino e il fedele ufficiale si distingue a Bezzecca. Nel 1867, quando Garibaldi rompe gli indugi puntando su Roma contro la volontà dello stesso governo italiano, Cariolato è nominato colonnello e riceve l'incarico di recarsi nella Capitale per promuovervi l'insurrezione popolare, dando un significativo contributo ai preparativi della campagna di Mentana, destinata a infrangersi contro il muro eretto dai Francesi. La carriera militare e la difesa dei principi in cui crede gli riservano ancora una gloriosa appendice: nel 1870 Cariolato è infatti uno dei comandanti della legione garibaldina che si batte contro i Prussiani per la difesa della Repubblica Francese e che libererà successivamente Digione. L'alto ufficiale vicentino lascia l'esercito per riforma nel 1872. I titoli di merito e il credito personale acquisiti nei confronti di Garibaldi sono elevati al punto che, nel 1882, quando il Generale spira a Caprera, Cariolato avrà, con pochi intimi, l'onore di depositarne nel feretro la salma. Riposta la prestigiosa divisa militare, sul piano politico, pur rimanendo esponente del radicalismo vicentino del secondo Ottocento, Cariolato si dimostra sempre attivo sul piano politico nelle vesti di strenuo difensore dei fondamenti morali per i quali ha combattuto, costituendo un punto di riferimento per coloro che si ricollegano idealmente alle esperienze della lotta per la conquista dell'Unità nazionale. Nel panorama cittadino il suo impegno va ben oltre la partecipazione alla discussione sui principali temi sociali: l'ex garibaldino sa infatti distinguersi attivamente e con la devota moglie Anna Maria Piccoli è per lungo tempo tutore dell'Asilo di Bertesina, fondato dal suocero e inaugurato il 20 novembre 1870: l'istituto, un giardino d'infanzia creato con l'intento di accogliere 60 bambini figli di agricoltori e lavoratori dei campi, seguirà, primo in Italia, il metodo educativo froebeliano. Domenico Cariolato trascorre l'ultimo periodo di vita a Roma, dove si spegne il 29 gennaio 1910, a 75 anni. La sua è stata un'esistenza a tinte forti, come lo scorrere d'una emozionante pellicola d'azione, anche se si tratta semplicemente della storia di un uomo che ha cercato di rimanere coerente con i propri valori.