Dalla trasmissione "CHIACCHIERE E CAFFE'", andata in onda su TELECHIARA il 16 novembre 2012, l'intervista di PAOLA SARTORE all'autore dell'e-book "IL SOLDATO FANCIULLO E GARIBALDI".
La straordinaria storia di un soldato fanciullo sulle barricate di Vicenza del 1848, la sua esperienza con la camicia rossa della leggendaria Spedizione dei Mille, l’infinito legame di affetto e stima con l’Eroe dei Due Mondi, la difesa di valori in cui credere per sempre. Domenico Cariolato (1835-1910), un protagonista del Risorgimento: la sua vita, le sue passioni senza tempo.
sabato 17 novembre 2012
domenica 28 ottobre 2012
IL SOLDATO FANCIULLO E GARIBALDI: L' E-BOOK SU DOMENICO CARIOLATO
La ricostruzione dell'avventurosa vita di Domenico Cariolato è ora disponibile in versione digitale nell'e-book intitolato "IL SOLDATO FANCIULLO E GARIBALDI", scaricabile dal
Kindle Store di Amazon.
Si tratta dei risultati di oltre due anni di studio sulla figura del patriota berico
e sugli avvenimenti che lo videro coinvolto: da quand’egli, nel 1848, appena
dodicenne, si distinse nella difesa di Vicenza assediata dagli Austriaci, alla
sua partecipazione con la camicia rossa nella leggendaria Spedizione dei Mille;
nell’impegno civile e sociale dopo il raggiungimento dell’Unità, attraverso il
perenne legame di affetto e stima con Garibaldi; nella difesa dei valori
in cui egli credette fino alla fine dei suoi giorni.
L'e-book, raccolta completa di tutta la documentazione reperita da Saverio Mirijello durante il suo lavoro di ricerca e approfondimento, è leggibile su dispositivi iPhone, PC, Mac oppure Ipad.
Sempre allo stesso indirizzo è inoltre possibile scaricarne gratuitamente le prime pagine.
L'e-book, raccolta completa di tutta la documentazione reperita da Saverio Mirijello durante il suo lavoro di ricerca e approfondimento, è leggibile su dispositivi iPhone, PC, Mac oppure Ipad.
Sempre allo stesso indirizzo è inoltre possibile scaricarne gratuitamente le prime pagine.
sabato 27 ottobre 2012
Di SAVERIO MIRIJELLO
Nella celebrazione dei Mille e dell’Italia unita corriamo forse un rischio: perdere di vista gli uomini che ne sono stati protagonisti, accanto a Garibaldi e a Cavour. Protagonisti veri, di recente riscoperti, come Domenico Cariolato. Figura emblematica e potente della stagione risorgimentale, nella sua vita è condensato l’umore di un’epoca. Il vicentino Domenico Cariolato (1835-1910) fu uno degli oltre 1.080 volontari in camicia rossa guidati da Giuseppe Garibaldi e tra gli uomini di maggior fiducia dell’Eroe dei Due Mondi. Rimanendogli sempre al fianco, nelle ore gloriose come in quelle delle sconfitte più brucianti, e partecipando alle sue vicende personali, oltre ai numerosi riconoscimenti di valore Cariolato seppe guadagnarsi una stima particolare e l’affetto incondizionato di Garibaldi («valoroso mio fratello d’armi in tutte le battaglie italiane a cui ebbi l’onore di partecipare»: così gli scrisse in una lettera inviata da Caprera il 21 luglio 1874). Una volta riposta l’uniforme, a cavallo tra l'Ottocento e il secolo scorso, Cariolato seppe distinguersi calandosi anche da protagonista di riferimento nel contesto civile, partecipando al dibattito sociale e alle dispute del panorama politico. La disposizione di Cariolato ad affrontare il rischio si manifesta presto. Ad appena 12 anni, infatti, il 10 giugno 1848, durante l’assedio della città da parte delle truppe austriache del maresciallo Johann Joseph Franz Karl, conte di Radetzky, salva dalla morte una madre e i suoi bambini: verrà decorato con una medaglia di bronzo al valor militare. Ricordato come impavido e tenace combattente, Cariolato partecipa alle più importanti battaglie del Risorgimento. Dopo la capitolazione della città, accorre in Lombardia e si arruola nel battaglione vicentino, la legione di Garibaldi, schierandosi al fianco di quest’ultimo a Luino e a Morazzone, durante la campagna del 1848-’49, dopo la quale Garibaldi si rifugia in Svizzera. Rifugiatosi anch’egli in terra elvetica, ne ritorna ben presto per rimettersi in campo. Sempre nel 1849 prende parte all’insurrezione di Genova, combattendo valorosamente nella successiva difesa della Repubblica Romana. Nel 1859 Cariolato si schiera come volontario nelle Guide a Cavallo dei Cacciatori delle Alpi. Alla vigilia dell’imbarco di Quarto, lo ritroviamo a Genova: ad appena 24 anni, è già al fianco di uomini esperti e maturi. Dell’incontro a Genova e del Cariolato già veterano di battaglie, nella sua rievocazione storica sui Mille, Giuseppe Cesare Abba ricorda quando questi procura un alloggio a lui e ai suoi amici appena giunti per unirsi a Garibaldi. Partecipa così alla spedizione dei Mille, distinguendosi in particolar modo contro l’esercito borbonico a Calatafimi, nella vittoriosa giornata del 15 maggio 1860. Dal 1862 viene trasferito nell’Esercito regolare, entrando ufficialmente a far parte, dal 1866, del Reggimento “Lancieri di Milano”. Promosso al grado di Maggiore, tornerà a indossare la camicia rossa garibaldina come aiutante di campo. Garibaldi, che lo vuole al proprio quartier generale, assume nel 1866 il comando dei volontari nella campagna del Trentino e il fedele ufficiale si distingue a Bezzecca. Nel 1867, quando Garibaldi rompe gli indugi puntando su Roma contro la volontà dello stesso governo italiano, Cariolato è nominato colonnello e riceve l’incarico di recarsi nella capitale per promuovervi l’insurrezione popolare, fornendo un significativo contributo ai preparativi della campagna di Mentana, destinata a infrangersi contro il muro eretto dai Francesi. La carriera militare e la difesa dei principi in cui crede gli riservano ancora una gloriosa appendice: nel 1870 Cariolato è infatti uno dei comandanti della legione garibaldina che si batte contro i Prussiani per la difesa della Repubblica Francese e che libererà successivamente Digione. L’alto ufficiale vicentino lascia l’esercito per riforma nel 1872. I titoli di merito e il credito personale acquisiti nei confronti del generale nizzardo sono elevati al punto che nel 1882, quando questi spira a Caprera, Cariolato avrà con pochi intimi l’onore di depositarne nel feretro la salma. Riposta la divisa militare, sul piano politico, Cariolato si dimostra costantemente attivo nelle vesti di strenuo difensore dei fondamenti morali per i quali ha combattuto, costituendo un punto di riferimento per coloro che si ricollegano idealmente alle esperienze della lotta per la conquista dell’Unità nazionale. Cariolato trascorre l’ultimo periodo di vita a Roma, dove si spegne il 29 gennaio 1910, a 75 anni. Un’esistenza a tinte forti la sua, quasi come lo scorrere d’una emozionante pellicola, anche se si tratta semplicemente della storia di un uomo che ha cercato di rimanere coerente con i propri valori.
(da "Il Piccolo" di Trieste, 15 agosto 2010, pag. 24, sezione: CULTURA - SPETTACOLO)
venerdì 26 ottobre 2012
LE GESTA DI UN FEDELISSIMO DI GARIBALDI
In prima linea nelle battaglie cruciali del Risorgimento, protagonista nella
spedizione dei Mille, legato da sincera e duratura amicizia a Giuseppe
Garibaldi. Domenico Cariolato (Vicenza, 7 luglio 1835 - Roma, 29 gennaio 1910)
entra di diritto nella storia di quel periodo decisivo per la formazione dello
stato nazionale. A ripercorrerne le gesta gloriose è Saverio Mirijello, autore
di uno studio articolato che è stato recentemente pubblicato in sunto su un
numero speciale della rivista "Rassegna storica del Risorgimento", edito
dall’Istituto per la Storia del Risorgimento italiano di Roma in occasione del
bicentenario della nascita dell’Eroe dei Due Mondi.
Quello di Cariolato nelle Guerre d’Indipendenza fu un esordio da predestinato. Il 10 giugno 1848, non ancora tredicenne, si distinse nella difesa di Vicenza assediata dagli austriaci salvando una donna e i suoi due bambini dall’esplosione di una bomba sulla quale si era gettato asportandone la miccia. Per il suo coraggio fu decorato con una medaglia di bronzo al valor militare da parte del Senato romano. Ma era solo l’inizio: l’anno successivo si arruolò nel battaglione vicentino della legione di Garibaldi, poi prese parte all’insurrezione di Genova, quindi combatté nella difesa della Repubblica Romana. In tale occasione il giovane garibaldino, preso prigioniero dai francesi, riuscì a fuggire, non prima di aver tenuto testa in un interrogatorio al generale Oudinot.
Episodi ampiamente illustrati da Mirijello nella sua ricerca e riportati anche negli estratti pubblicati sulla rivista, dove trova ampio spazio soprattutto il rapporto di Cariolato con Garibaldi. Nel 1860, infatti, prese parte alla spedizione dei Mille (assieme ad altri 33 vicentini) e combatté nelle battaglie di Calatafimi, Milazzo e sul Volturno contro l’esercito borbonico. Si distinse in particolare nella prima, tanto che il Comune trapanese, successivamente, gli conferì la cittadinanza onoraria. Più volte promosso e decorato, nella battaglia di Bezzecca (1866) fu assegnato al quartier generale del condottiero nizzardo. L’anno successivo era ancora al fianco di Garibaldi, col grado di colonnello, nella sfortunata spedizione fermata a Mentana dalle truppe franco-pontificie.
Al di là dei numerosi fatti d’arme che videro protagonista Cariolato, lo studio di Mirijello - che è alla ricerca di un editore, magari vicentino, disponibile a divulgarlo - presenta anche gli aspetti non eminentemente bellici del rapporto tra il generale in camicia rossa e il patriota vicentino, come la visita di Garibaldi a Vicenza del marzo 1867, durante la quale pronunciò un discorso dalla loggia della Basilica e la fitta corrispondenza tra i due, conservata al Museo del Risorgimento di Villa Guiccioli. Non mancano cenni all’esperienza civile e politica di Cariolato negli ultimi lustri dell’Ottocento, nonché al suo impegno come tutore dell’asilo di Bertesina, giardino d’infanzia creato con l’intento di accogliere 60 bambini poveri figli di agricoltori, assieme alla moglie Anna Maria Piccoli.
(Da "Il Giornale di Vicenza", martedì 5 agosto 2008, pag. 43)
Quello di Cariolato nelle Guerre d’Indipendenza fu un esordio da predestinato. Il 10 giugno 1848, non ancora tredicenne, si distinse nella difesa di Vicenza assediata dagli austriaci salvando una donna e i suoi due bambini dall’esplosione di una bomba sulla quale si era gettato asportandone la miccia. Per il suo coraggio fu decorato con una medaglia di bronzo al valor militare da parte del Senato romano. Ma era solo l’inizio: l’anno successivo si arruolò nel battaglione vicentino della legione di Garibaldi, poi prese parte all’insurrezione di Genova, quindi combatté nella difesa della Repubblica Romana. In tale occasione il giovane garibaldino, preso prigioniero dai francesi, riuscì a fuggire, non prima di aver tenuto testa in un interrogatorio al generale Oudinot.
Episodi ampiamente illustrati da Mirijello nella sua ricerca e riportati anche negli estratti pubblicati sulla rivista, dove trova ampio spazio soprattutto il rapporto di Cariolato con Garibaldi. Nel 1860, infatti, prese parte alla spedizione dei Mille (assieme ad altri 33 vicentini) e combatté nelle battaglie di Calatafimi, Milazzo e sul Volturno contro l’esercito borbonico. Si distinse in particolare nella prima, tanto che il Comune trapanese, successivamente, gli conferì la cittadinanza onoraria. Più volte promosso e decorato, nella battaglia di Bezzecca (1866) fu assegnato al quartier generale del condottiero nizzardo. L’anno successivo era ancora al fianco di Garibaldi, col grado di colonnello, nella sfortunata spedizione fermata a Mentana dalle truppe franco-pontificie.
Al di là dei numerosi fatti d’arme che videro protagonista Cariolato, lo studio di Mirijello - che è alla ricerca di un editore, magari vicentino, disponibile a divulgarlo - presenta anche gli aspetti non eminentemente bellici del rapporto tra il generale in camicia rossa e il patriota vicentino, come la visita di Garibaldi a Vicenza del marzo 1867, durante la quale pronunciò un discorso dalla loggia della Basilica e la fitta corrispondenza tra i due, conservata al Museo del Risorgimento di Villa Guiccioli. Non mancano cenni all’esperienza civile e politica di Cariolato negli ultimi lustri dell’Ottocento, nonché al suo impegno come tutore dell’asilo di Bertesina, giardino d’infanzia creato con l’intento di accogliere 60 bambini poveri figli di agricoltori, assieme alla moglie Anna Maria Piccoli.
(Da "Il Giornale di Vicenza", martedì 5 agosto 2008, pag. 43)
giovedì 25 ottobre 2012
DOMENICO CARIOLATO (1835-1910): UNO DEI MILLE DI GIUSEPPE GARIBALDI
(Da “Il Giornale di Vicenza”, venerdì 25 luglio 2008, “Speciali”, pag. 56)
In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma ha pubblicato uno speciale del suo periodico, la "Rassegna storica del Risorgimento".
Nel numero appena uscito è ricordata anche la figura del garibaldino vicentino Domenico Cariolato, a cura di Saverio Mirijello, appassionato di storia locale e nazionale, che ha realizzato uno studio di ricostruzione della vita militare e civile del combattente e patriota risorgimentale berico. L’estratto, una trentina di pagine, è stato scelto dal lavoro di 160 pagine dedicato dal vicentino Mirijello a Cariolato (1835-1910), uno degli uomini di fiducia sia in tutte le battaglie sia negli anni della vecchiaia di Giuseppe Garibaldi.
In occasione del bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma ha pubblicato uno speciale del suo periodico, la "Rassegna storica del Risorgimento".
Nel numero appena uscito è ricordata anche la figura del garibaldino vicentino Domenico Cariolato, a cura di Saverio Mirijello, appassionato di storia locale e nazionale, che ha realizzato uno studio di ricostruzione della vita militare e civile del combattente e patriota risorgimentale berico. L’estratto, una trentina di pagine, è stato scelto dal lavoro di 160 pagine dedicato dal vicentino Mirijello a Cariolato (1835-1910), uno degli uomini di fiducia sia in tutte le battaglie sia negli anni della vecchiaia di Giuseppe Garibaldi.
PERSONAGGI. Prese parte all’assedio di Vicenza, poi partì con l’Eroe
IL VICENTINO CARIOLATO, UNO DEI MILLE
di Saverio Mirijello
Uno dei Mille di Giuseppe Garibaldi, ma anche tra gli uomini di maggior fiducia del Generale. L'avventurosa vita del vicentino Domenico Cariolato (1835-1910) rimane nella leggenda così come molte altre di coloro che parteciparono con slancio ed orgoglio patriottici alla famosa spedizione delle oltre 1.080 camicie rosse guidate dal generale nizzardo. Rimanendogli sempre al fianco, nelle ore gloriose come in quelle delle sconfitte più brucianti, e partecipando alle sue vicende personali, oltre a conquistarsi numerosi riconoscimenti di valore, Cariolato seppe guadagnarsi una stima particolare da parte dell'Eroe dei Due Mondi ("valoroso mio fratello d'armi in tutte le battaglie italiane a cui ebbi l'onore di partecipare": così gli scriveva il Generale stesso in una lettera inviata da Caprera il 21 luglio 1874). Domenico Cariolato nasce a Vicenza il 7 luglio 1835. La sua disposizione ad affrontare il rischio si manifesta presto. Ad appena 12 anni, il 10 giugno 1848, durante l'assedio della città da parte delle truppe austriache del maresciallo Radetzky, salva dalla morte una madre e i suoi bambini: verrà decorato con una medaglia di bronzo al valor militare. Ricordato come impavido e tenace combattente, Cariolato partecipa alle più importanti battaglie del Risorgimento. Dopo la capitolazione della città, egli accorre in Lombardia e si arruola nel battaglione vicentino, la legione di Garibaldi, schierandosi al fianco di quest'ultimo a Luino e a Morazzone, durante la campagna del 1848-'49, dopo la quale Garibaldi si rifugia in Svizzera. Rifugiatosi anch'egli in terra elvetica, ne ritorna ben presto per rimettersi in campo. Sempre nel 1849 prende parte all'insurrezione di Genova, combattendo valorosamente nella successiva difesa della Repubblica Romana, tanto da ricevere in dono dal generale Avezzana una daga d'onore che, al momento della resa, i Francesi del generale Oudinot gli concederanno di tenere in segno di riconoscimento. Seguono anni di scarse e imprecise informazioni sul suo conto. Nel 1859 si schiera come volontario nelle Guide a Cavallo dei Cacciatori delle Alpi. Alla vigilia dell'imbarco di Quarto, lo ritroviamo a Genova: appena ventiquattrenne, è già al fianco di uomini esperti e maturi. Il vicentino partecipa così alla spedizione dei Mille, distinguendosi in particolar modo contro l'esercito borbonico a Calatafimi, nella vittoriosa giornata del 15 maggio 1860. La già brillante carriera non arresta la sua parabola ascendente: dal 1862 viene trasferito nell'Esercito regolare, entrando ufficialmente a far parte, dal 1866, del Reggimento "Lancieri di Milano". Promosso con encomio al grado di Maggiore, egli tornerà ad indossare la camicia rossa garibaldina come aiutante di campo. Garibaldi, che vuole Cariolato al proprio quartier generale, assume nel 1866 il comando dei volontari nella campagna del Trentino e il fedele ufficiale si distingue a Bezzecca. Nel 1867, quando Garibaldi rompe gli indugi puntando su Roma contro la volontà dello stesso governo italiano, Cariolato è nominato colonnello e riceve l'incarico di recarsi nella Capitale per promuovervi l'insurrezione popolare, dando un significativo contributo ai preparativi della campagna di Mentana, destinata a infrangersi contro il muro eretto dai Francesi. La carriera militare e la difesa dei principi in cui crede gli riservano ancora una gloriosa appendice: nel 1870 Cariolato è infatti uno dei comandanti della legione garibaldina che si batte contro i Prussiani per la difesa della Repubblica Francese e che libererà successivamente Digione. L'alto ufficiale vicentino lascia l'esercito per riforma nel 1872. I titoli di merito e il credito personale acquisiti nei confronti di Garibaldi sono elevati al punto che, nel 1882, quando il Generale spira a Caprera, Cariolato avrà, con pochi intimi, l'onore di depositarne nel feretro la salma. Riposta la prestigiosa divisa militare, sul piano politico, pur rimanendo esponente del radicalismo vicentino del secondo Ottocento, Cariolato si dimostra sempre attivo sul piano politico nelle vesti di strenuo difensore dei fondamenti morali per i quali ha combattuto, costituendo un punto di riferimento per coloro che si ricollegano idealmente alle esperienze della lotta per la conquista dell'Unità nazionale. Nel panorama cittadino il suo impegno va ben oltre la partecipazione alla discussione sui principali temi sociali: l'ex garibaldino sa infatti distinguersi attivamente e con la devota moglie Anna Maria Piccoli è per lungo tempo tutore dell'Asilo di Bertesina, fondato dal suocero e inaugurato il 20 novembre 1870: l'istituto, un giardino d'infanzia creato con l'intento di accogliere 60 bambini figli di agricoltori e lavoratori dei campi, seguirà, primo in Italia, il metodo educativo froebeliano. Domenico Cariolato trascorre l'ultimo periodo di vita a Roma, dove si spegne il 29 gennaio 1910, a 75 anni. La sua è stata un'esistenza a tinte forti, come lo scorrere d'una emozionante pellicola d'azione, anche se si tratta semplicemente della storia di un uomo che ha cercato di rimanere coerente con i propri valori.
IL VICENTINO CARIOLATO, UNO DEI MILLE
di Saverio Mirijello
Uno dei Mille di Giuseppe Garibaldi, ma anche tra gli uomini di maggior fiducia del Generale. L'avventurosa vita del vicentino Domenico Cariolato (1835-1910) rimane nella leggenda così come molte altre di coloro che parteciparono con slancio ed orgoglio patriottici alla famosa spedizione delle oltre 1.080 camicie rosse guidate dal generale nizzardo. Rimanendogli sempre al fianco, nelle ore gloriose come in quelle delle sconfitte più brucianti, e partecipando alle sue vicende personali, oltre a conquistarsi numerosi riconoscimenti di valore, Cariolato seppe guadagnarsi una stima particolare da parte dell'Eroe dei Due Mondi ("valoroso mio fratello d'armi in tutte le battaglie italiane a cui ebbi l'onore di partecipare": così gli scriveva il Generale stesso in una lettera inviata da Caprera il 21 luglio 1874). Domenico Cariolato nasce a Vicenza il 7 luglio 1835. La sua disposizione ad affrontare il rischio si manifesta presto. Ad appena 12 anni, il 10 giugno 1848, durante l'assedio della città da parte delle truppe austriache del maresciallo Radetzky, salva dalla morte una madre e i suoi bambini: verrà decorato con una medaglia di bronzo al valor militare. Ricordato come impavido e tenace combattente, Cariolato partecipa alle più importanti battaglie del Risorgimento. Dopo la capitolazione della città, egli accorre in Lombardia e si arruola nel battaglione vicentino, la legione di Garibaldi, schierandosi al fianco di quest'ultimo a Luino e a Morazzone, durante la campagna del 1848-'49, dopo la quale Garibaldi si rifugia in Svizzera. Rifugiatosi anch'egli in terra elvetica, ne ritorna ben presto per rimettersi in campo. Sempre nel 1849 prende parte all'insurrezione di Genova, combattendo valorosamente nella successiva difesa della Repubblica Romana, tanto da ricevere in dono dal generale Avezzana una daga d'onore che, al momento della resa, i Francesi del generale Oudinot gli concederanno di tenere in segno di riconoscimento. Seguono anni di scarse e imprecise informazioni sul suo conto. Nel 1859 si schiera come volontario nelle Guide a Cavallo dei Cacciatori delle Alpi. Alla vigilia dell'imbarco di Quarto, lo ritroviamo a Genova: appena ventiquattrenne, è già al fianco di uomini esperti e maturi. Il vicentino partecipa così alla spedizione dei Mille, distinguendosi in particolar modo contro l'esercito borbonico a Calatafimi, nella vittoriosa giornata del 15 maggio 1860. La già brillante carriera non arresta la sua parabola ascendente: dal 1862 viene trasferito nell'Esercito regolare, entrando ufficialmente a far parte, dal 1866, del Reggimento "Lancieri di Milano". Promosso con encomio al grado di Maggiore, egli tornerà ad indossare la camicia rossa garibaldina come aiutante di campo. Garibaldi, che vuole Cariolato al proprio quartier generale, assume nel 1866 il comando dei volontari nella campagna del Trentino e il fedele ufficiale si distingue a Bezzecca. Nel 1867, quando Garibaldi rompe gli indugi puntando su Roma contro la volontà dello stesso governo italiano, Cariolato è nominato colonnello e riceve l'incarico di recarsi nella Capitale per promuovervi l'insurrezione popolare, dando un significativo contributo ai preparativi della campagna di Mentana, destinata a infrangersi contro il muro eretto dai Francesi. La carriera militare e la difesa dei principi in cui crede gli riservano ancora una gloriosa appendice: nel 1870 Cariolato è infatti uno dei comandanti della legione garibaldina che si batte contro i Prussiani per la difesa della Repubblica Francese e che libererà successivamente Digione. L'alto ufficiale vicentino lascia l'esercito per riforma nel 1872. I titoli di merito e il credito personale acquisiti nei confronti di Garibaldi sono elevati al punto che, nel 1882, quando il Generale spira a Caprera, Cariolato avrà, con pochi intimi, l'onore di depositarne nel feretro la salma. Riposta la prestigiosa divisa militare, sul piano politico, pur rimanendo esponente del radicalismo vicentino del secondo Ottocento, Cariolato si dimostra sempre attivo sul piano politico nelle vesti di strenuo difensore dei fondamenti morali per i quali ha combattuto, costituendo un punto di riferimento per coloro che si ricollegano idealmente alle esperienze della lotta per la conquista dell'Unità nazionale. Nel panorama cittadino il suo impegno va ben oltre la partecipazione alla discussione sui principali temi sociali: l'ex garibaldino sa infatti distinguersi attivamente e con la devota moglie Anna Maria Piccoli è per lungo tempo tutore dell'Asilo di Bertesina, fondato dal suocero e inaugurato il 20 novembre 1870: l'istituto, un giardino d'infanzia creato con l'intento di accogliere 60 bambini figli di agricoltori e lavoratori dei campi, seguirà, primo in Italia, il metodo educativo froebeliano. Domenico Cariolato trascorre l'ultimo periodo di vita a Roma, dove si spegne il 29 gennaio 1910, a 75 anni. La sua è stata un'esistenza a tinte forti, come lo scorrere d'una emozionante pellicola d'azione, anche se si tratta semplicemente della storia di un uomo che ha cercato di rimanere coerente con i propri valori.
mercoledì 24 ottobre 2012
L'AUTORE DEL BLOG
Saverio Mirijello, giornalista pubblicista iscritto all’Albo dei Giornalisti del Veneto e ricercatore storico, nel corso degli anni ha collaborato con varie testate giornalistiche e web-radio, tra le quali: PRIMA INFORMAZIONE (cronaca, attualità, cultura e sport), QUI REGIONE (cronaca, attualità, cultura e sport), IL GIORNALE DI VICENZA (cultura), IL PICCOLO (cultura e sport), IL GAZZETTINO (sport), LA VOCE DEI BERICI (cronaca, attualità, sport), VICENZA ECONOMICA (economia), NORDEST EUROPA (economia), REALTA’ VICENTINA (cronaca, attualità), TIFO BIANCOROSSO (sport, attualità), HUMILITAS-PAPA LUCIANI (religione e attualità sociale) e l’agenzia di stampa nazionale ITALPRESS (sport). E' anche autore degli e-book "1914-18: PAROLE DAL FRONTE" (2014), "AMARE DIO E' UN VIAGGIO MERAVIGLIOSO - I 33 giorni di Papa Luciani" (2012), disponibili sul Kindle Store di Amazon, e del testo “IMPRESSIONI OBLIQUE – Critica cinematografica 1945-’46 di Renato Ghiotto sul Giornale di Vicenza”, Editrice Veneta, Vicenza (2006), pubblicazione col patrocinio del Comune di Vicenza.
E' inoltre curatore del libro “CON IL CUORE VERSO DIO – Intuizioni profetiche di Albino Luciani”, Neri Pozza, Vicenza 1995, presente nella bibliografia ufficiale di Papa Giovanni Paolo I e tra i testi di consultazione utilizzati dalla RAI per la documentazione della puntata su Papa Luciani nella serie "La Storia siamo noi" e per lo sceneggiato "Papa Luciani, il sorriso di Dio", con protagonista Neri Marcorè.
E' inoltre curatore del libro “CON IL CUORE VERSO DIO – Intuizioni profetiche di Albino Luciani”, Neri Pozza, Vicenza 1995, presente nella bibliografia ufficiale di Papa Giovanni Paolo I e tra i testi di consultazione utilizzati dalla RAI per la documentazione della puntata su Papa Luciani nella serie "La Storia siamo noi" e per lo sceneggiato "Papa Luciani, il sorriso di Dio", con protagonista Neri Marcorè.
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